Parrocchia Santa Maria Assunta Antrodoco
Le Chiese
Una testimonianza straordinaria di cultura e di fede. Un patrimonio di cui ognuno deve sentirsi un po' custode.
Situata in Piazza del Popolo, al centro del Paese, è stata riedificata dopo il tremendo terremoto del 1703 che sconvolse l’intero territorio per iniziativa del Beato Antonio Baldinucci, missionario gesuita; i lavori furono ultimati nel 1720. Delle caratteristiche architettoniche della Collegiata precedenti al terremoto si sa ben poco tranne il fatto che non vi erano cappelle lateralmente alla navata ma solo “altari dedicati” ; si ritiene che alcuni di questi siano divenuti parte integrante delle odierne cappelle ed altri siano stati spostati. Nel corso dei secoli i documenti, e in particolare soprattutto le "Relationes ad limina”, presentano la Collegiata "Santa Maria" come “insigne" in quanto "sufficientemente ampia, decorosa e organizzata" vi operavano un arcipresbitero (godeva del titolo di "arcipretura" per beneficio pontificio) con altri canonici. Rilevanti interventi conservativi e di restauro sono stati effettuati negli anni 1926-1931 (dopo il terremoto del 1915) ; significativi pure quelli iniziati nell’agosto del 1953 e conclusisi nel maggio del 1955. Il restauro del 2007 ha conferito un nuovo volto alla facciata svelando molti particolari che apparivano sconosciuti. Importante dal punto di vista storico la riscoperta della scritta nel primo cornicione: “Publica pietas exterius exornavit. A.D.1794"
CHIESA DI SANTA MARIA EXTRA MOENIA
Autentico tesoro d’arte medievale (è monumento nazionale) appena fuori l’abitato. La si vuole edificata sulla vestigia di un tempio pagano dedicato a Diana (sec.V^) vicino ad un cimitero cristiano. Gli indizi di costruzione romana sono totalmente scomparsi sotto i lavori di ripristino susseguitisi nelle varie epoche; restaurata nel IX e X sec., fu poi ampliata nel XI e XII sec. La chiesa è nominata dal Papa Anastasio IV in una bolla del 1154 e la sua consacrazione, avvenuta sotto il Vescovo di Rieti Gerardo nel novembre 1051, fu sanzionata dallo stesso Federico I nel dicembre 1178. L ’interno è a tre navate; nella parte superiore dell’abside è affrescata un’immagine del “Redentore benedicente”. La facciata è a capanna con tetto irregolare e rivestimento con pietre grezze, sul portale notevole l’arco semicircolare sorretto da un architrave ornato di foglie e di animali stilizzati; ai lati le due colonne con capitelli a fogliame risultano addentrate rispetto alle colonne e ai semipilastri che sorreggono l’arco stesso. Nella torre campanaria, a sinistra della facciata, ben visibile l’alternarsi di monofore, bifore e trifore la cui varietà del materiale presente, conferma chiaramente i vari interventi di restauro. La pittura meglio conservata è lo Lo Sposalizio di S. Caterina d’Alessandria, databile alla prima metà del XV sec.. Rilevante dal punto di vista architettonico, a destra della Chiesa, il Battistero di S.Giovanni a pianta esagonale; nella sua collocazione non ha raffronti nella zona configurandosi come caratteristica tipica delle Regioni del Nord Italia. L’interno presenta un interesse notevolissimo per gli affreschi sulle pareti stilisticamente appartenenti a pittori umbro- laziali-abruzzesi del tardo trecento che danno luogo a dei cicli: Storie di Giovanni Battista, Fuga in Egitto e Strage degli Innocenti . Notevole appare il Giudizio Universale sopra la porta del Battistero. Pregevoli gli affreschi della Pietà e la figura del Precursore. Da poco sono stati completati i lavori di restauro sugli affreschi della chiesa e del battistero.
Lungo la SS.17 per l’Aquila, a 5 km dal Paese, sorge il Santuario della Madonna delle Grotte eretto intorno alla grotta dove, secondo la tradizione, nell’ottobre del 1601 Bernardina Boccacci (“una fanciulla del posto”) rinvenne l’immagine della Madonna. Nell’insieme il prospetto arieggia allo stile romanico: elegante la facciata in pietra battuta con i pilastri che sorreggono gli spioventi; il portale è di un bel barocco, sormontato dallo stemma del Vescovo Gaspare Pasquali che portò a termine i lavori di costruzione (1604 - 1612 ). Grazioso risulta l’aggetto (sporgenza o rilievo) che reca scolpita la significativa epigrafe “Patent per te hic venae vitae”. L’interno si presenta con una navata; il corpo centrale a capriate di legno, il pavimento è primitivo e tutto a pietruzze di basalto. Il portico di stile dorico tutto in pietra color ruggine della vicina canonica ben si armonizza con la facciata della Chiesa. Entrando in Chiesa a colpire maggiormente il visitatore è l’affresco eseguito sul masso ( nella “grotta suppuntata”) , restaurato nel 2006. L’effigie, di una amabilità singolare, è emblema della storia del santuario e della stessa devozione popolare. Il Santuario ha risentito nel tempo degli avvenimenti storici che hanno interessato il territorio; devastante è risultato in alcuni periodi il passaggio dei vari eserciti E’ quel Santuario a dare senso a chi transita in quelle aspre gole ricordate per altri avvenimenti storici; nel tempo esso è divenuto significativo punto di riferimento devozionale per il territorio. Annualmente si celebrano, nel periodo tra l’Ascensione e la Pentecoste, solenni manifestazioni per mantenere viva la memoria dell’evento; lo sviluppo e l’organizzazione con processioni si ebbe con ogni probabilità intorno al 1712. La presenza continua di cappellani, già dal 1621, ha garantito il servizio liturgico e assistenza spirituale nel santuario. Gli ultimi coadiutori agli inizi degli anni ’50 sono stati P. Francesco Malalan (Claretiano del Collegio di Villa Mentuccia) e don Pietro Maconi (della Diocesi di Bergamo). Dal gennaio 2007 il quadrante dell’orologio (fino ad allora inservibile) ha ripreso a scandire le ore e le campane a far sentire la loro voce in tre momenti della giornata (mattino, mezzogiorno e sera) e non solo nei giorni degli annuali festeggiamenti.
CHIESA DI SANTA CHIARA
La Chiesa, con campanile a vela barocco, ad unica navata presenta quattro altari laterali con pitture ottocentesche e, poste ai lati dell'altare a muro, due edicole per le statue dei santi Giovanni e Antonio. è l'unica chiesa della città a essere dotata di pulpito e cantoria rialzata sull'ingresso, era dotata di un matroneo per permettere alle suore di seguire i riti religiosi senza rompere la clausura. All'inteno sono esposte al culto le copie delle stazioni della "Via Crucis" del pittore albanese Lin Deija, di adozione antrodocana. Situata nel centro cittadino (fra corso Roma e Via Savelli), comprende Convento, Chiesa e Ospedale. L’intero complesso risale al 1300, la data di fondazione del monastero è datata il 18 settembre 1607. Ordine religioso: suore di clausura “Clarisse di S. Chiara”; chiude la sua attività agli inizi del sec. XVIII. Ha subito trasformazioni nei lavori conservativi eseguiti in questi ultimi anni; all’interno purtroppo non sono rimasti né scritte né affreschi. Attualmente in fase di ristrutturazione l’attigua Chiesa di S. Chiara o S. Giovanni (anch’essa del sec.XVI ); all’interno non conserva quasi più nulla della sua elegante originaria identità. Voluta dagli abitanti all’interno del paese “per loro difesa”, viene ricordata col nome di S. Antonio Abate, S.Giovanni Battista o S.Chiara: tutti nomi derivanti dalle Confraternite che vi operavano o dall’uso delle Suore. Dell’ospedale S. Antonio si hanno notizie dalla metà del XV sec.; le ultime si fermano al 1906: era un riferimento assistenziale per viandanti, mendicanti o infermi di transito lungo la Via Salaria. Riaperta al culto il 17 marzo 2012.
CHIESA DELLE ANIME SANTE
Situata lungo corso Roma è attualmente nella fase ultimale della ristrutturazione. Fu voluta e realizzata dalla Confraternita del Suffragio sul finire del XVII secolo. La struttura semplice dell'edificio (ha un unico altare centrale), conserva - anche se deteriorate dal tempo - le caratteristiche artistiche tipiche dell'epoca. E' stata liturgicamente attiva fino agli anni '50; forse anche per la sua collocazione costituiva punto di riferimento per un momento di preghiera o di raccoglimento per chi vi passi dinanzi.
L'antichità del sito è confermata dalla cripta romanica i cui resti sono visibili nel pavimento della navata, le mura perimetrali hanno avuto sopraelevazione gotica e rifacimenti barocchi. Il portale presenta dei motivi floreali e uno stemma nobiliare. Sul lato sinistro si apre il resto del chiostro dell'antico convento agostiniano. La chiesa è a pianta rettangolare con abside sottostante una cupola con lanterna. All'interno sono esposti due affreschi di Carlo Cesi (pittore incisore interocrino alla corte papale), provenienti dalla chiesa romana dei Padri Trinitari, che raffigurano Innocenzo III che invia i santi Maurizio e Giovanni da Thiene al riscatto di schiavi cristiani. I due affreschi “Vestizione di S.Giovanni da Matha e S.Felice di Valois da parte di Innocenzo III” e “S.Giovanni di Matha e S.Felice di Valois riscattano gli schiavi cristiani” in origine si trovavano nella Cappella Maggiore della Chiesa di S.Dionigi alle Quattro Fontane in Roma e furono affidati dall’Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero alla Chiesa Parrocchiale di Antrodoco il 30 ottobre 1939 - XVIII° - per interessamento del Card. Federico Tedeschini. In alto sopra l'ingresso è conservata l’Annunciazione di Lin Delija (pittore albanese vissuto da Antrodoco) con Maria, l'Arcangelo, San Francesco, Santa Chiara e Cori Angelici. Dal 2016, grazie ad un accordo tra Parrocchia e Comune, ospita il teatro comunale.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA TENEREZZA
(Rocca di Corno)
La Chiesa di Rocca di Corno, nella sua struttura semplice e funzionale, è il frutto del lavoro ventennale del comitato COVALCO che la ideò dal 1980. Il 28 aprile 1996 la posa della prima pietra e dopo quattro anni nel 2000 la cerimonia di benedizione e di dedicazione dell’opera presieduta dal S.E. Mons.Giuseppe Molinari. L’immagine esposta alla venerazione nella chiesa è copia a grandezza naturale di un’antica icona bizantina del dodicesimo secolo. La Chiesa, elevata di alcuni gradini rispetto al terreno, è molto semplice nella struttura e nelle raffigurazioni: è a unica navata a pianta rettangolare e senza abside con altare rivolto al popolo e tabernacolo laterale, la facciata è a due spioventi con campaniletto a vela, porta architravata e portico.
CHIESETTA ALPINA
Sul Monte Giano, da quella straordinaria e singolarissima terrazza naturale posta a circa 1300 metri d’altezza, la “chiesetta”, nella sua struttura semplice e funzionale ad un tempo che ben si confà con il suggestivo ambiente circostante, dal 4 ottobre 1959 ha “vegliato” come sentinella, sulla valle sottostante. Ideata e voluta dal Gruppo Alpini di Antrodoco è dedicata alla Madonna della Julia e a tutti i caduti in guerra. Non è tanto la forma esteriore né la grandezza del piccolo tempio (lunga 3,30 circa, larga mt 2,60 e alta, nella parte centrale mt 3,80) a interessare quanto, invece, il significato che quello spazio fisico garantisce con una nuova dimensione del sacro. Con generosità, coraggio e tanti sacrifici “il Gruppo” portò a termine la costruzione in quattro mesi: iniziata il 6 Giugno, il 4 ottobre l’allora vice parroco Don Antonio Zucchelli dopo la cerimonia di benedizione vi celebrò la Messa. In 50 anni di vita la chiesetta non è stata abbandonata a se stessa. I primi a non dimenticarla sono stati proprio i componenti il Gruppo Alpini che annualmente, a fine agosto (ultima domenica del mese), vi promuovono una gita e una cerimonia religiosa proprio in ricordo dei “caduti di tutte le guerre”. La chiesetta, in quel solitario luogo contornato da una natura splendida e incontaminata, dove anche il silenzio sembra riacquistare un suo significato, resta l’espressione più evidente dello “spirito di corpo” che anima ogni loro iniziativa. Una testimonianza d’affetto per il Paese. Un’eredità, non solo materiale, di cui ci si deve sentire tutti un po’ custodi.